Decalogo per una sana fruizione del teatro ragazzi

Post un poco polemico ma molto utile, per adulti distratti.

1. Condivisione. La narrazione è per i bambini, se voi adulti non siete interessati a condividere questa esperienza con i vostri figli potete fare due cose: aspettarli fuori se sono abbastanza autonomi da seguire l'attività da soli, oppure farli accompagnare da una persona più attenta e sensibile. Ci sarà un parente o un amico disposto a sacrificare un'ora del suo prezioso tempo per fare una cosa con vostro figlio o vostra figlia. O no?

2. La fascia d'età. Se la narrazione in Biblioteca è consigliata a una certa fascia d'età è perché qualcuno abbastanza esperto - tipo che da una decina di anni lavora con e per i bambini di età eterogenee - ha ideato e poi sperimentato il tutto. Certamente i bambini non sono tutti uguali e nessuno vi vieta di portare il vostro piccolo di 2 anni a vedere una lettura consigliata dai 4 anni in su, però se il piccolo manifesta - giustamente - insofferenza non riuscendo a seguire quello che accade e tenta in tutti i modi di fuggire dal suo posto per girovagare in mezzo agli altri, forse vi conviene uscire, per non disturbare il resto del mondo.

3. Il silenzio a tutti i costi. Nelle letture e negli spettacoli ci sono spesso momenti divertenti, questo può significare che i bambini reagiscano commentando ad alta voce e ridendo scomposti sulle sedie o sui tappeti su cui stanno a sedere. Il continuo “sshhhhh” da parte di alcune maestre è totalmente fuori luogo. (Per non parlare del fatto che è più rumoroso e fastidioso delle risate dei bambini).

4. Le emozioni. Parlare di emozioni, lavorare a scuola sulle emozioni, fare grandi cartelloni colorati sulle emozioni non serve a niente se poi andate in tilt quando un bambino esprime un'emozione durante l'ascolto di una storia. Per esempio è normale che certi personaggi facciano paura. Ognuno reagisce a modo suo. Qualcuno abbraccia stretto l'amico seduto accanto, qualcuno si mette le mani sugli occhi e sbircia lo stesso, qualcuno versa lacrime in silenzio, qualcun altro piange forte e vuole andare via. È tutto normale, non vi allarmate. Sono le cose che avete scritto sui cartelloni e che sono diventate reali per qualche minuto.

5. Interazione VS maleducazione. Qualche volta le narrazioni per bambini prevedono momenti di interazione tra attori e spettatori. Questi ultimi vengono provocati e normalmente reagiscono, con parole, comportamenti e azioni. Fa tutto parte dello spettacolo. Anche alzarsi e inveire contro il cattivo, urlare frasi di incoraggiamento al protagonista, o anche salire sul palco seguendo le indicazioni dell'attore. Dunque, può capitare che un bambino di indole particolarmente selvaggia non riesca a riconoscere la differenza tra un momento di normale partecipazione e una devastazione furiosa. A questo punto sta a voi, cari adulti, grandi e responsabili, fermare la barbarie. Non fa parte dell'interazione voluta dagli attori che un bambino vada a strappare un braccio a un pupazzo, o salga sul palco di sua iniziativa per afferrare degli oggetti, oppure entri dentro al teatrino dei burattini infilandosi sotto le quinte, o si appenda ai fari dell'illuminazione per fare tarzan. Quella si chiama maleducazione.

6. Il nido. I bambini del nido sono molto piccoli. Sappiamo che con loro le educatrici sono abituate a spiegare: chiarire quello che succede, mostrare a cosa serve un oggetto, risolvere con la parola i dubbi e i conflitti della vita quotidiana. Ma il teatro non è la vita quotidiana. Se portate i piccolissimi a vedere una storia o se la storia viene da voi al nido, lasciatevi andare. Non c'è bisogno di commentare tutto quello che accade sotto i vostri occhi o accanto alle vostre orecchie. Anche i più piccoli hanno bisogno dei momenti di silenzio, hanno bisogno di guardare e ascoltare da soli, e da soli rielaborare, capire o non capire, riempirsi di emozioni e di domande. Avrete tempo dopo lo spettacolo per rispondere ai quesiti, sempre che abbia senso rispondere sempre a tutto e non sia più efficace alla crescita tornare a casa pieni di domande.

7. Il cibo. In questa parte di mondo fortunatamente i vostri figli sono ben nutriti, con più pasti al giorno, o almeno così è per chi ha la possibilità di organizzare privatamente spettacoli per bambini. Per questo motivo ci sembra sciocco, per non dire deleterio, rimpinzare i piccoli seduti davanti a un teatrino pronto per il racconto. Soprattutto se le patatine o i biscotti alla nutella non ve li hanno neanche chiesti loro. Avete paura che muoiano di fame o che non sappiano cosa fare mentre guardano e ascoltano? Stanno già facendo qualcosa: guardano e ascoltano, appunto. 

8. I tempi. Ho parlato di fasce d'età, è vero, ma sono appunto consigli, non dogmi. Per esempio ci sono i bambini di 3 anni. A quell'età, se avete avuto modo di conoscerne più d'uno, vi sarete accorti che possono essere molto diversi uno dall'altro. A 3 anni c'è il bambino che è abituato ai libri, alla lettura e all'ascolto e non fa fatica a stare seduto per 50 minuti a seguire una storia. Ma c'è anche quello che abituato non è, oppure che ancora non ha superato pienamente il distacco dal genitore, o che si è svegliato storto e non ne vuole sapere di starsene seduto a sentire un racconto o a guardare pupazzi parlanti. Non costringete i bambini a fare una cosa che non vogliono fare assolutamente. Un conto è un lamento capriccioso che si risolve dopo qualche spiegazione e una dose di coccole, un conto è l'urlo disperato di chi invoca la mamma per essere salvato dalla fine del mondo. Ognuno ha i suoi tempi, è così per i grandi perché non dovrebbe esserlo per i bambini?

9. Quello che non ti ho mai detto. A noi teatranti dispiace davvero se mamme e insegnanti non hanno mai il tempo di raccontarsi un po' di vita vissuta, ma forse non è il caso di utilizzare proprio il tempo di una narrazione per bambini per dirsi tutto quello che non vi siete mai detti negli ultimi mesi. Sappiate che anche se siete seduti in fondo, le vostre chiacchiere arrivano fino alle nostre orecchie. Il nostro è un lavoro che ha bisogno di concentrazione e i vostri sconsiderati blablabla ci disturbano parecchio. Potete parlarvi dopo? Non preoccupatevi, si tratta di un'oretta al massimo. Ce la fate a resistere? Grazie.

10. La finzione teatrale. I bambini ci sono abituati, giocano con la finzione sin dalla più tenera età. Cucinano e mangiano cibi inesistenti, cavalcano giocattoli immobili e urlano di terrore se papà li insegue con voce da mostro. Non rovinate tutto con la vostra inutile realtà. Se la strega fa paura non dite che è solo un pupazzo (e poi lo sanno bene che è solo un pupazzo, ma è il pupazzo di una strega e quindi fa paura, ci vuole tanto a capirlo?), non dite che il personaggio cattivo è solo …........ segue nome dell'attore che interpreta il personaggio. Questa cosa non ha senso, mettetevelo in testa. La cosa migliore per consolare un piccolo spettatore impaurito non è svelare la finzione teatrale, ma rimanere lì, nella storia, insieme a lui. Ditegli che voi siete lì e la strega è laggiù, non può farvi del male, che il personaggio è veramente cattivo ma chissà adesso cosa succede … magari tutto questo tenendogli la mano stretta stretta, che è una cosa che fa sempre piacere.




Commenti

  1. Tutto molto interessante. D'accordo con il richiamo alla coerenza (ne abbiamo tutti bisogno); specie quando si insegna ai bimbi ad "accettare" ed elaborare le emozioni, e non verifichiamo la nostra gestione delle stesse.. Mi ha colpito l'"invito" a lasciar vivere e percorrere -fino in fondo nella rappresentazione teatrale- ai bambini i momenti di paura; e' un loro diritto confrontarsi anche con gli aspetti oscuri della realta'.
    Grazie per questo contributo

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