Alla fine del mondo
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Morte
Crescita
Immaginazione
Alla fine è sempre lì che si incastra il mio cuore di lettrice. Amo le storie che riescono a celebrare l'importanza dell'immaginazione, in modo naturale, senza clamore, all'interno del racconto.
Ambientato nel 1727 nell'arcipelago di Saint Kilda, in Scozia, e ispirato a una storia vera, il romanzo narra le vicende di un gruppo di nove ragazzi e tre adulti che vengono dimenticati su un'isolotto abitato solo da uccelli marini.
Il fatto è che io ho paura degli uccelli e se avessi letto la trama in maniera scrupolosa prima di cominciare la lettura, forse non l'avrei neanche cominciato e mi sarei persa uno dei romanzi più belli di questo sconsiderato 2020. Fortunatamente mi lascio guidare dall'istinto e così ho potuto innamorarmi di tutti i personaggi, anzi di tutti i CUSTODI. Quello della musica e quello dei ricordi, quello dei giorni e quello (anzi quellA) degli aghi. E ovviamente del protagonista Quilliam, il custode delle storie.
Anche se il mio preferito è Murdo, custode delle funi e, aggiungerei, dei recinti dell'amore.
Vi consiglio di leggerlo, anche se i 15 anni li avete superati da un pezzo come me.
"Solo la musica e l'amore sopravvivranno alla fine del mondo"
Geraldine McCaughrean, Alla fine del mondo, Mondadori - traduzione di Anna Rusconi
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